COMUNE DI VAJONT
In poco più di un chilometro e mezzo di superficie si racchiude la storia recente di questo piccolo paese, disegnato a tavolino e pensato come esempio di moderno villaggio di pianura, dove potessero rivivere alcune caratteristiche fondamentali dell'area montana partendo dagli ampi spazi verdi.
Lungo le strade parallele immerse nel verde si affacciano le abitazioni che dal 1971 ospitano le popolazioni di Erto e Casso, costrette ad abbandonare le proprie dimore in seguito alla sciagura del Vajont.
Storia
Il comune è il più giovane tra quelli della provincia di Pordenone, sorto alla fine degli anni Sessanta in seguito alla tragedia del Vajont, avvenuta nel 1963 che indusse il governo a far evacuare la valle del lago omonimo per il timore di ulteriori frane e dunque di nuove vittime tra la popolazione di Erto e di Casso. La notte del 9 ottobre, infatti, una frana di oltre 270 milioni di metri cubi, con un fronte superiore di due chilometri, una larghezza non inferiore ai cinquecento metri e una altezza di circa duecentocinquanta, precipitò nel bacino artificiale con una velocità stimata intorno ai cento km/h. La forza della massa franata creò un’onda che non risparmiò nulla e il giorno dopo il paesaggio si presentava completamente bianco e completamente vuoto, lasciando sepolte le circa 2000 vittime della catastrofe.
Il decreto di inagibilità del territorio di Erto e Casso costrinse gli abitanti del luogo ad abbandonare la loro terra natia. Molti decisero di sistemarsi nell'area di Longarone, altri nelle nuove abitazioni create nel comune di Ponte nelle Alpi, località che venne chiamata "Nuova Erto". Ma la maggioranza scelse di insediarsi in un’area agricola del maniaghese, “Località Bosco dell’Impero”, a circa 50 chilometri dall’abitato precedente, ove nel dicembre del 1966 fu posata la prima pietra del nuovo paese, che vedeva coabitare per la prima volta insieme Ertani e Cassani: fu scelto il nome Vajont in memoria della Valle e del disastro. Un’area di neanche due chilometri quadrati, che lo attestano come il comune più piccolo d'Italia.
Situato a un passo dalla pedemontana friulana, fu istituzionalizzato nel 1971. Strade e vie riportano toponimi della valle natia a conferma del perenne attaccamento della sua gente al territorio perduto. La località fu concepita urbanisticamente dal prof. Giuseppe Samonà, della facoltà di architettura di Venezia, come esempio di moderno villaggio di pianura, dove potessero rivivere alcune caratteristiche fondamentali dell'area montana partendo dagli ampi spazi verdi.
Centro storico
Difficile parlare di centro storico per un paese nato per ospitare gli scampati alla tragedia del Vajont. Ciononostante, anche qui troviamo i simboli di una comunità. A esempio, la chiesa del Gesù...
Informazioni
Vajont
33080
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