Storia di Maniago
L’ingresso di Maniago nella storia si ha nel 981, quando l’imperatore Ottone II, con un diploma firmato nella sede di Ravenna, conferma alla Patriarcato di Aquileia i possedimenti della corte di Maniago. Due secoli dopo, nel 1195, i signori di Maniago vengono investiti del Feudo dal Patriarca di Aquileia, mantenendone la giurisdizione fino al 1420, quando le truppe venete conquistano il Castello. Da quel giorno le sorti di Maniago seguono quelle del Friuli, dalla dominazione della Serenissima a quella Asburgica, fino all’annessione al Regno d’Italia nel 1866.
La fortuna del luogo si deve all'abilità dei suoi fabbri, che rappresentano tuttora un'eccellenza di primissimo piano. Nel 1453, Nicolò di Maniago ottenne dal Magistrato delle Acque di Venezia il permesso di incanalare in una roggia l’acqua del torrente Colvera. Lungo la stessa roggia, in corrispondenza di adeguati salti di quota, oltre a mulini e segherie, vennero costruiti anche alcuni battiferri, dove si costruivano attrezzi per contadini e boscaioli, coltellacci, nonché spade e altre armi d’asta per le truppe della Serenissima (dalla strada che collega Maniago a Spilimbergo se ne può ancora ammirare uno, il Battiferro Beltrame, riconoscibile dalla ruota e dalla roggia che lo costeggia).
Intorno al ‘700, vista l’esigenza di produrre oggetti da taglio più piccoli e funzionali, si modifica la tecnologia e l’immagine stessa del fabbro di Maniago: compare il favri da fin (fabbro da fino), un artigiano che necessita per la propria attività di una fucina, di una mola e di un banco da lavoro. Senza l’esigenza del battiferro (e dell’acqua) vicino, le botteghe dei favri da fin sorgono un po’ ovunque in paese. La produzione si orienta su forbici, temperini da tasca, coltelli da tavola e altri strumenti professionali.
Agli inizi del ‘900 cambia ancora il modo di lavorare e nascono le prime grandi fabbriche dove, grazie all’impiego di macchine azionate dall’energia elettrica, è possibile produrre oggetti da taglio in serie, con minor tempo e fatica. Nel 1907, apre il primo stabilimento maniaghese, il CO.RI.CA.MA. (Coltellerie Riunite Caslino Maniago), grazie a capitali stranieri. All'epoca, questa industria impiegava più di 500 persone, distribuite su oltre una quarantina di officine attive.
Oggi Maniago è sede del Distretto delle coltellerie, formato da 9 comuni del mandamento, che impiega circa mille addetti nel solo ciclo produttivo degli articoli da taglio e si qualifica come secondo polo industriale della provincia di Pordenone. La produzione di Maniago copre gran parte del fabbisogno nazionale, ma forte è l’esportazione verso i mercati europei e americani.
Questa parte, importante, della storia della città si può ripercorrere nelle sale espositive del Museo dell'Arte fabbrile e delle coltellerie.