Il Castello di Torre
Fu il conte di Ragogna (1902-1970), ultimo erede del ramo primogenito dell'antica famiglia feudale, per volontà testamentaria, a decretarne la destinazione a Museo. Oggi documenta, con un articolato e accattivante percorso che si snoda in più di 20 sale, i numerosi e importanti siti archeologici dell’alta pianura pordenonese occidentale, dalla Preistoria più antica fino al Rinascimento.
La fortificazione del XIII secolo si sviluppa attorno a una torre-mastio di circa 9 metri di lato e con uno spessore di circa 2 metri e mezzo.
In una fase successiva, probabilmente intorno ai primi decenni del XIV secolo, la torre viene innalzata di un piano mentre tra la parte settentrionale della torre e il muro di cinta, viene costruito un ambiente provvisto di merlature ghibelline, forse da riferire alla presa del castello da parte dei Conti di Gorizia (1313-1317), tradizionalmente nemici del Patriarca.
È probabilmente opera invece del nuovo feudatario Giovannino di Ragogna, insediatosi a Torre nel 1391 grazie a un accordo con il Patriarcato di Aquileia, l’erezione di una torre circolare nell’angolo sud-occidentale della cortina muraria costruita al fine di meglio rispondere alle nuove esigenze dell’artiglieria.
Dopo che Venezia nel 1420 occupò la terraferma, il castello dei di Ragogna non ebbe più carattere militare ma venne trasformato in residenza signorile. Nel XVI secolo i conti di Ragogna intervengono con una serie di programmi soprattutto decorativi, tra i quali spicca l’affresco raffigurante l’Annunciazione, attribuibile all’opera di Gianfrancesco da Tolmezzo, al piano terra dell’edificio posto a settentrione della torre-mastio.
Alla seconda metà del XVII secolo risalgono la costruzione della loggia nella parte meridionale del castello, l’ampliamento del castello con lo scalone che porta al piano nobile, dotato di pavimentazione a terrazzo alla veneziana, e la decorazione del piano terra della torre-mastio con il soggetto dell’assedio di Vienna del 1683 e la raffigurazione dei suoi maggiori protagonisti. Altri spazi di servizio vengono costruiti nel XVIII secolo, mentre dai primi anni del XX secolo si interviene nella parte meridionale del complesso.
Nel parco che circonda Castello e Villa Romana sono nascoste altre sorprese: le acque sorgive che sgorgano spontaneamente dal sottosuolo e vanno ad alimentare il fiume che ha fatto la storia e il nome di Pordenone, il Noncello. Si tratta di un microcosmo unico dove vivono particolari specie vegetali e animali. Ma basta alzare lo sguardo per imbattersi in altre suggestive testimonianze della storia di Pordenone, i vecchi cotonifici e opifici realizzati tra Ottocento e Novecento. Uno di essi, le vecchie Tintorie degli anni Venti, opportunamente restaurato ospita l’Immaginario Scientifico, un museo della scienza innovativo e dinamico, dedicato ai bambini e ragazzi, sito accanto ad una centrale idroelettrica tutt’ora in funzione. In più la Bastia del Castello ospita la biblioteca di quartiere e una web tv con ristorante.
Da maggio ad agosto il parco ospita "Humus Park", rassegna biennale di Land Art Exposition (www.humuspark.it).
Museo Archeologico del Friuli Occidentale
Via Vittorio Veneto, 19
33170
Pordenone
0434 541412