La Pitina è un prodotto tipico della Val Tramontina, nonché Presidio Slow Food del Friuli Venezia Giulia. Sembra che già nella prima metà del 1800 fosse in uso fra le genti che abitavano le borgate di Inglagna e Frasaneit, località site nel comune di Tramonti di Sopra.
Molto simile nei componenti alla "Peta" di Andreis e alla "Petuccia" di Claut (che differiscono dalla pitina per le diverse erbe aromatiche aggiunte nell'impasto e, nel caso della peta, per le dimensioni più grandi), in origine era composta esclusivamente da carni ovine o caprine o da selvaggina ungulata d'alta montagna (camoscio o cervo o capriolo). Un tempo, la carne veniva triturata nella pestadora, un ceppo di legno incavato, assieme a sale, aglio, pepe nero spezzettato. Si formavano delle piccole polpette che si passavano nella farina di mais e si facevano affumicare sulla mensola del fogher. Ora l'affumicatura si realizza con diversi legni aromatici, ma con la prevalenza del faggio. La stagionatura della pitina è di almeno 30 giorni e si può mangiare sia cruda che cotta
La forma di polpetta è dovuta al fatto che in zone montane non c'era possibilità di reperire budella per insaccare la carne e quindi conservarla, per cui si è sfruttato questo espediente per sopperire a questa carenza.
La pitina della Val Tramontina originale viene prodotta da Consorzio produttori Peta e Pitina presso il Laboratorio artigianale di via A. Diaz 1 a Cavasso Nuovo [Tel. 0427 86189, fibier@tin.it]
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