Valli e laghi montani
Un piacevole saliscendi tra decine e decine di piccole borgate nelle valli Colvera, Tramontina, Cosa e Arzino. Il percorso, lungo circa 120 km, tocca infatti le località di Maniago, Meduno, Navarons, Poffabro, Frisanco, Tramonti di Sotto e di Sopra, Forcella Rest, Forcella dei Piani, Clauzetto, Vito d'Asio, Anduins e Pielungo.
Le bellezze sono innumerevoli, in gran parte legate all'acqua, il più appassionante di tutti gli elementi della natura: tre laghi, sorgenti carsiche e torrenti ovunque, fenomeni di erosione anche impressionanti, carsismi che fanno di questa zona un paradiso degli speleologi, possibilità di pratica della pesca e della canoa, e tante montagne, geologicamente diverse dalle Dolomiti dell'alta Val Cellina, ma interessanti comunque per la vasta scelta di escursioni su sentieri segnalati, in comitive spesso organizzate dal CAI, in ambienti molto suggestivi e solitari, in cui è necessaria una buona cartografia. La storica difficoltà d'accesso per mancanza di strade fino a meno di un secolo fa, ma più ancora la struttura geologica che ha sempre penalizzato l'approccio da parte dell'uomo -cui nella prima metà del secolo si è aggiunta l'emorragia migratoria hanno fatto si che al turista di oggi e più ancora di domani, in cerca più di silenzi e di natura che di stadi e d'autostrade giungesse ad un ambiente come questo che, appena oltre il limite dell'asfalto, si presenta talora nelle stesse condizioni di diecimila anni fa.
Si può muovere da Maniago, dopo aver respirato la luce della sua vasta piazza e aver fatto visita agli imponenti ruderi del castello, al museo delI'antica industria fabbrile (secoli di coltelli, lame e arnesi da lavoro di ogni tipo) e al duomo di S.Mauro, ricchissimo d'opere d'arte. Da Maniago si prende verso est per Meduno, di cui è piacevole la visita per molti begli esemplari di plurisecolare lavorazione della pietra ad opera di scalpellini locali (tajapiera o picapiera) e per la Parrocchiale che, tra tante opere d'arte, vanta anche una pala di G.B. Piazzetta (1744). Procedendo verso nord si giunge a Navaròns, borgatella nota perché qui il patriota A. Andreuzzi, d'accordo con Mazzini e Garibaldi, organizzò nel 1864 -con una cinquantina di abitanti della zona- un'insurrezione che diede filo da torcere alla gendarmeria austriaca. Per la nuova strada turistica della Va/ del Muiè si raggiungono Poffabro e Frisanco; interessante l'architettura rustica con le case concresciute a fungaia, a presepe. Si consigliano escursioni: a sinistra verso Pian delle Merle e Pala Barzana (antichissimo collegamento con la Val Cellina); a destra, per Frisanco, al santuario di Madonna della Stangada e alla borgata Valdestali, belvedere sulla valle e sulla pianura. Tornati a Navaròns si scende in Val Tramontina (o Meduna, dal nome del fiume che la percorre), interessante non solo per il bel lago di Chievolis (o di Tramonti, o di Redona), dal quale si può salire per una buona strada al lago di Selva e -per un disagevole tragitto in galleria- al lago di CiùI (o Zul, ma anche perché Tramonti di Sotto, Tramonti di Mezzo e Tramonti di Sopra sono in grado di offrire al turista buoni esemplari di 'architettura spontanea' anche signorile, aree attrezzate per il picnic, vasto e ben strutturato campeggio, flora e fauna (anche il muflone) interessanti, cucina locale a base di pesce di lago o di selvaggina, possibilità di svariate escursioni, assistite dal CAI o libere, per sentieri segnalati, nelle valli laterali o alle cime circostanti. Salendo per una buona strada alla Forcella Rest (m 1052) è possibile scendere in Carnia o fare una passeggiata su facile mulattiera alla Malga Rest, per il panorama. Ripercorrendo in senso inverso la strada, si prende a sinistra la strada turistica della Valle del Chiarzò verso Campone (grotte) e Forcella del Piani (m 673): li inizia l'altopiano di Gerchia o di Pradis, autentico paradiso speleologico per i fenomeni geomorfologici di cui la zona, soggetta a intensa attività di tipo carsico, è assai ricca (campi solcati, calanchi, forre di erosione, sorgenti carsiche, inghiottitoi e grotte). Particolarmente interessanti le Grotte Verdi di Pradis (segnaletica e ampio parcheggio) -già luogo di insediamento preistorico- attrezzate per la visita turistica libera. Da Gerchia si può scendere a Clauzetto, a balcone su verdi panorami, con alcune belle dimore e una Parrocchiale da visitare, non tanto perché un tempo vi si esorcizzavano gli 'indemoniati', quanto perché è ricca di opere d'arte del Seicento e del Settecento. Ma più ancora interessa la vicina Vito d'Asio; si sale (segnaletica) alla millenaria pieve di S.Martino d'Asio, tra le più antiche della provincia, con opere fondamentali per la storia dell'arte friulana del Cinquecento (sculture in pietra di G.A. Pilacorte, sculture lignee di G. Martini e G. Comuzzo, pala di G. Secante, affreschi anonimi). Poco oltre c'è Anduins, le cui acque minerali ebbero grande fama nel passato, fino agli anni Quaranta, e se ne sta ora rilanciando l'utilizzazione.
Si entra così nella Val d'Arzino: nella prima parte la valle è di natura fluviale, un orrido di una dozzina di chilometri superato dalla bella strada Regina Margherita (regalata nel 1891 alla regina e all'Italia dal conte Ceconi: 25 miliardi di oggi), nella seconda, invece, detta anche Canal di S. Francesco (che consente per Forcella Chianzutàn di scendere in Carnia), si fa più larga, di natura glaciale. Ed è proprio una valle bella e solitaria. A Pielungo (bella paesisticamente, con prati e faggete, la strada che porta verso Gerchia) non può mancare una sosta al cimiterino di guerra italo-tedesco (che ricorda una battaglia del 5 e 6 novembre 1917, durante la tragica ritirata di Caporetto), forse l'ultimo dimenticato delle migliaia di piccoli cimiteri disseminati dalla Grande Guerra dallo Stelvio al mare. In paese, una stradina segnalata mena al curioso castello Ceconi (ora in restauro, per l'Azienda regionale delle foreste), costruito un secolo fa dall'emigrante G. Ceconi che, come nelle fiabe, partì di qui povero pastorello e tornò conte e ricchissimo, dopo aver sbalordito l'Austria con i grandi lavori pubblici dei suoi cantieri (12.000 dipendenti, emigranti di queste valli) e per la strana abitudine di consegnare l'opera molto prima del tempo stabilito.
Fonte Provincia di Pordenone