Andar per castelli
Il percorso (45 km) tocca le località di Castel d'Aviano, Polcenigo, Porcia, Pordenone, Zoppola, Castions e Valvasone.
Il Friuli occidentale vide nascere, nei secoli intorno al Mille, talora su precedenti strutture longobarde, romane o perfino preromane, una quarantina di castelli. Nessuno ebbe l'aspetto grifagno del falco sulla rupe, evocante nebbie di nordiche saghe. Furono quasi sempre edifici dall'aria più mansueta, anche se di dimensioni talora rispettabili, fatti per dissuadere, non per impaurire.
Per cui, quando tra il Cinquecento e il Seicento la loro funzione storica svanì, se ne andarono a decine in tranquilla senescenza, uscendo senza rumore da una porta laterale della storia. E non ne rimase traccia.
Solo di alcuni restano suggestivi ruderi che sanno ancora coniugare il passato remoto; pochissimi rimangono in condizioni tali da poter essere proposti per un itinerario castellano che faccia perno su Pordenone. Il primo è quello di Castel d'Aviano, attestato già in un documento di Federico I Barbarossa nel 1161, poggiante su strutture preromane, romane e altomedievali: ci restano notevoli ruderi, ai quali si accede per la 'porta del lupo' dell'antica cinta.
La brevità della visita lascia tutto il tempo per ammirare nei pressi alcuni significativi esempi di buona architettura signorile; soprattutto le due chiese di S. Maria e S. Giuliana in Castello, in bello stile rinascimentale, con varie opere d'arte tra cui un'incantevole pala di ignoto del Settecento, e S. Giuliana in Cimitero (1328, con una folla d'affreschi d'epoca, opere in pietra del Rinascimento, altari lignei barocchi e una bella pala di autore ancora discusso ma di rilievo).
Si segue la vecchia strada per Budoia-Santa Lucia-San Giovanni, perché offre la possibilità di conoscere decine di begli esemplari di 'architettura spontanea', sia rustica sia signorile: si sosta a Polcenigo, dominata dalla mole (in restauro) della sua villa-castello del Settecento, attorno alla quale ci sono pero i ruderi dell'antico maniero attestato già nel 963. Non si può non accennare (potendo allungare il percorso) al vicino castello di Caneva, cui si può accedere in macchina (v. primo itinerario).
Da San Giovanni per Ranzano, Vigonovo, Fontanafredda, si raggiunge Porcia, cittadina di rilevante interesse turistico: per la bellezza del centro storico con mura e torri e palazzi, per la ricca dotazione d'arte della Parrocchiale di S. Giorgio (pale di Francesco da Milano, 1515, e di Palma il Giovane, 1621; coro ligneo di intagliatore pordenonese del 1621; quattro tele del Seicento di J. Fischer ecc.), per la strana imponente mole delI'incompiuto campanile, su cui a Ferragosto sale l'asinello vincitore del palio. Ma, nel nostro itinerario, interessa soprattutto per lo strano castello della più antica e importante famiglia comitale e principesca del Friuli, risultato dalla giustapposizione, attorno a una torre -d'origine forse romana- di vari edifici appartenenti a epoche diverse: lo rende più bello il fatto di essere stato -soprattutto dal Quattrocento al Settecento- notevole centro di cultura, tra i più importanti del Friuli, sia per merito di alcuni membri della famiglia di Porcia-Brugnera, sia per gli ospiti che vi furono accolti. Attraversando Roraipiccolo (per la Villa Correr-Dolfin, gioiello del Seicento, e l'affresco di P. Amalteo nella vecchia chiesetta di S. Agnese) e Roraigrande (per la tardo-rinascimentale villa Sardi-Brugnera), si entra in Pordenone.
La città è così ricca di cose da vedere che merita una sosta prolungata per scoprire i vari ed interessanti aspetti storico-archittetonici.Ci limitiamo qui a ricordare che il vero e proprio duecentesco castello di Pordenone, nel centro storico, è un edificio di rispettabili dimensioni sulla breve collina della Motta, a guardia dell'antico porto fluviale: ma non è ora visitabile perché adibito a carcere, con tutti gli stravolgimenti edilizi del caso. C'è però il castello di Torre nel quartiere omonimo, già feudo distinto da quello pordenonese: è un interessante edificio a fondamenta bimillenario, in prossimità di un'importante zona archeologica, destinato a diventare tra breve la sede del Museo archeologico provinciale.
Procedendo sulla statale in direzione di Udine e deviando a sinistra all'altezza di Cusano si raggiunge Zoppola, che ha una Parrocchiale con begli altari rinascimentali e barocchi e un castello del Quattrocento, purtroppo scarsamente visibile perché sepolto nel verde, di cui si ha comunque un'idea dalla strada per Castions. Pure quest'ultima località aveva il suo 'castellone'; ce ne rimane qualche traccia nella struttura dell'abitato, nel fossato di cinta e nel campanile che fu torre. Meglio comunque, entrare nella Parrocchiale di S. Andrea, che ha due tele di P. Amalteo (1568 e 1582) un coro ligneo del Settecento e un bellissimo aitar maggiore del Settecento veneziano di G. Caribolo. Anche la vicina Parrocchiale di Orcenico Superiore sarebbe da vedere per un bell'altare di G. Caribolo, due pale del sanvitese G. Moretto allievo dell'Amalteo e un paio di altari degli scultori udinesi G. e G. Mattiussi, tra le più dignitose espressioni del Settecento friulano.
La prossima meta è Valvasone, paese (v. il quarto itinerario) con un castello che fu importante struttura a guardia del passo del Tagliamento e della strada per il mondo transalpino. Lo si ricorda, solitamente, perché vi si insediò Napoleone durante la 'battaglia del Tagliamento' nel 1797, e perché fu al centro di altre due battaglie franco-austriache nel 1806 e nel 1809; meglio ricordarlo perché nel Rinascimento vi visse il conte Erasmo di Valvason, autore di varie opere tra cui il non trascurabile poema didascalico sulla caccia.