Angelo Roccagli - Mostra di esordio di un giovane protagonista
Orario di apertura: dal giovedì al sabato ore 16.00 – 19.00
Metalarte
L’heavy metal è diventato l’improbabile colonna sonora della globalizzazione.
Wall Street Journal, 18.02.2016
Elemento fondamentale da cui partire è il fatto che queste opere sono elaborazioni digitali. Non si tratta solo di una questione tecnica ma di un aspetto che incide profondamente sul linguaggio e sulla poetica: Angelo Roccagli, forte di un’esperienza consolidata nella grafica, soprattutto nell’ideazione di copertine di album musicali, lavora con mouse e photoshop e per lo più interviene, ciò che è soprattutto da sottolineare, su immagini “già pronte”, che pesca nel mare magnum del web. Il prodotto è dunque una sorta di metaimmagine, di immagine di immagini, sofisticata manipolazione di “figure” che mantengono un contenuto riconoscibile, ma nel contempo sono ormai molto lontane dal dato reale.
I contenuti in questione rimandano a una dimensione esoterica che ha a che fare con un certo mondo underground musicale, segnatamente heavy metal, in cui anche Angelo, musicista oltre che artista, si riconosce: teschi, croci, angeli meditabondi, simboli apocalittici e atmosfere cimiteriali, che molto devono alla cultura inglese dell’‘800, al romanticismo e alla sua riscoperta del medioevo, ben più sognato che realmente indagato e utilizzato per ricreare cupe atmosfere neogotiche da saga nibelungica (cfr. Federico Mainardi, Le radici dell'immaginario metal: un doppio debito con l'Inghilterra. Duecento anni dopo la grande stagione del Romanticismo inglese, il fenomeno metal si appropria delle sue suggestioni, in www.spaziorock.it, 03/04/13). L’armamentario simbolico dell’occulto, stracarico di satanismo e ai limiti di un kitsch di segno negativo, lascia spazio però, soprattutto nei lavori più recenti, anche ad altri temi: ruote metalliche, ingranaggi di macchine senza scopo; la città contemporanea che si distende infinita e tentacolare, con lo skyline dei grattaceli che si perde in un cielo perennemente tempestoso, obnubilato da fumi simbolici; la figura umana stessa che, nei lavori più nuovi e, direi, più personali (vedi The hollow self) si trasforma in una sagoma trasparente, svuotata di concretezza, un contenitore dai bordi squadrati come si trattasse di una figura meccanica, riempita dell’aria malata che avvolge le metropoli di Roccagli o dalla trama di una materia che appare in continua decomposizione e, letteralmente, degrada e corrode la forma.
Un altro elemento da sottolineare, di carattere formale, è infatti la trasmigrazione di una figura nell’altra, ottenuta con virtuosismi digitali che, a partire da un’immagine ben definita, attraverso effetti di sovrapposizione e trasparenza, producono un continuum di figura e sfondo. Tutto risulta perciò materiato della stessa sostanza, che, si diceva, porta in sé il segno della propria consunzione: un impasto indistinto di nebbia, roccia sgretolata e polvere, accentuato dal cromatismo dominante, il nero con declinazioni di grigio, bruno, blu, cui si contrappone, come un incendio nella notte, il rosso acceso.
A questo annullamento della differenza tra il “fuori” e il “dentro” della figura fa eco, in diverse opere, anche il ribaltamento “sopra/sotto”, che da un lato afferma l’esigenza di una ricerca in profondità, dell’andare oltre e sotto la superficie delle cose, dall’altro ribadisce una sensazione di spaesamento perché proprio quel “sotto” non appare diverso dal sopra, non offre risposte definite.
Ed è proprio questa sensazione che sembra poter essere cifra del lavoro di Roccagli: l’essere vuoto dei suoi ultimi lavori, riempito al più dai fumi di una ciminiera, o sperso in un paesaggio che non ha confini, sta a dire dell’eterno problema dell’identità individuale, sottende la domanda di fondo “chi sono?”, cui però oggi, in un mondo globalizzato dove i riferimenti culturali, soprattutto a livello di massa, sono profondamente cambiati, è quanto mai difficile dare risposta. E allora torna utile riandare alla storia: la crisi del soggetto, che era all’origine del pensiero e dell’arte del primo ‘900, scavalca la rottura epocale segnata dall’avvento del digitale e si ripropone in forma nuova, con altri linguaggi, dilatata enormemente dalle possibilità virtuali che sovrappongono e aggiungono, alla complessità del reale, la complessità dell’immaginato. Un castello di carte, di immagini su immagini che, ancora una volta, ci parla della nostra fragilità.
Chiara Tavella (dal testo in catalogo)
Angelo Roccagli nasce il 6 marzo 1986, a San Vito al Tagliamento (PN).
Durante gli anni adolescenziali si appassiona alla musica e all’arte visiva a essa collegata, sperimentando entrambe le arti in prima persona.
Negli anni collabora con alcuni gruppi del territorio nazionale per la creazione delle grafiche dei loro album e inizia a sviluppare la propria visione, lavorando anche a pezzi personali.
Ogni opera è creata grazie a software di manipolazione delle immagini digitali, in una meticolosa ricerca cromatica e d’atmosfera.
Informazioni
Associazione Culturale La Roggia
Viale Trieste 19
33170 Pordenone