La Shoah dell'Arte
Giunge al suo quarto anno di vita l’iniziativa La Shoah dell’Arte promosso dall’associazione ECAD (ebraismo culture arti drammatiche), impegnata da anni in attività di ricerca, sperimentazione, approfondimento e divulgazione della Memoria, e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, per celebrare il Giorno della Memoria, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo.
Il progetto museologico e teatrale, fondato su mostre, conferenze e spettacoli a tema, prevede il coinvolgimento in contemporanea, il 27 gennaio, di numerosi musei, gallerie e teatri italiani.
Scrive Vittorio Pavoncello, ideatore dell’iniziativa, «Almeno per un giorno la Shoah diviene centro anche della vita artistica del Paese. L’importanza della memoria della Shoah, e di quanto accadde, attraverso il nostro progetto vuole ricordare, celebrare e dare voce a dei nuovi testimoni che sostituiranno i testimoni sopravvissuti quando questi fisiologicamente non ci saranno più: i nuovi testimoni saranno le opere d’arte. Le opere d’arte di artisti coinvolti nel progetto di sterminio della Shoah in tutti i suoi risvolti sono cariche di una doppia memoria: una memoria estetica unita a quella storica dell’epoca in cui furono create e che a questa sopravvissero. Tutta l’attività museale in fondo preserva ciò che è sopravvissuto o aiuta alcune opere a sopravvivere, quelle che fanno parte della Shoah hanno anche il valore di testimoniare».
Anche per il 2018, quindi, il Museo civico d’arte aderisce all’iniziativa presentando per tre giorni un prezioso e delicato documento, un documento prima di tutto umano, ma anche storico e artistico: “Bremervörde 1944”, il Diario di prigionia del pittore Mario Moretti (1917-2008).
All’interno di questo libretto annotazioni, schizzi, una lunga serie di piccole composizioni ad acquarello, quasi “miniature”: nature morte, paesaggi, stanze, ricordi di studi accademici, immagini del campo e di compagni di sventura, progetti di quadri futuri.
Nel ricordare la vita di internato/prigioniero, prima a Beniaminowo, poi a Bremervörde e infine a Wietzendorf, Mario Moretti affermava: «Attraverso il libretto io evadevo, mi estraniavo, riuscivo a darmi un qualche futuro». Questo libretto è ora testimone “vivente e contemporaneo” della necessità di ricordare e di sperare un futuro, mantenendo alta la propria dignità.
Orario di vista: ogni giorno ore 15.00-19.00
Informazioni
Museo civico d'arte
Corso Vittorio Emanuele II, 51
Pordenone