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Dal 8 maggio al 29 maggio

Musica Antica a Valvasone

In questa edizione di concerti, riproponiamo in maniera più specifica la “musica per sonar sopra ogni sorte di stromenti da tasto”, con l’intento di illustrare quella linea evolutiva che, attraverso innovazioni compositive, in determinati ambiti europei ha dato vita a scambi e contaminazioni tali da costituire i fondamenti tecnico-esecutivi della moderna musica per tastiera.

Lasciate le prime esperienze gotiche della musica per tastiera e quelle dei Cavazzoni in terra padana, emancipatrici rispetto alla musica vocale, a partire dal Cinquecento, troviamo in Inghilterra un susseguirsi di raffinatissimi sviluppi compositivi - a sostegno del canto liturgico, delle forme di danza, delle variazioni su melodie popolari - così straordinario da ‘distruggere’ le ultime vestigia modali del mondo medievale con audaci armonie, variazioni ritmiche e melodiche costellate di piacevolissimi decorativismi.

Tra le più importanti raccolte di musiche inglesi per tastiera troviamo il “The Mulliner virginal Book”. Il manoscritto, redatto probabilmente tra il 1545 e il 1570 da Thomas Mulliner, organista attivo ad Oxford, e donato nel 1877, dopo alcuni passaggi di mano, al British Museum (ms. 30513) contiene soprattutto composizioni per la liturgia cattolica degli organisti tudoriani nella maggior parte afferenti alla Corte inglese, quali Jhon Redford (? - 1547), William Blitheman (1525 c.-1591), Thomas Tallis (1505 c.-1585) i quali propongono nelle loro composizioni due stili diversi: uno legato alla polifonia vocale articolata di consueto in poche voci, spesso concepite per l’alternatim; l’altro caratterizzato da agili abbellimenti e figurazioni virtuosistiche. 

Il declino dell’organo, decretato dalla Riforma, vede la distruzione di molti di questi strumenti nelle chiese e il conseguente fiorire della letteratura così detta ‘virginalistica’ per il grande uso che si farà del virginale e del clavicembalo.
Le composizioni liturgiche del periodo tudoriano vengono così rimpiazzate da altre di contenuti profani, con danze e variazioni svolte in prevalenza su motivi della canzone popolare. Piene di garbo e di solenne portamento appaiono le pavane, in alcuni casi languide e struggenti (ricordiamo le famose Pavane Lacrimae) seguite da prorompenti gagliarde; i grounds, piacevolissime forme sviluppate su un basso ostinato; le grandiose architetture delle fantasie, spesso monotematiche, costellate da disegni virtuosistici in cui si libera tutta la fantasia del compositore. Tutto sembra dominato dal mondo della variazione, che qui pare trovare la propria culla, sviluppato attraverso una tecnica esecutiva a dir poco sbalorditiva, mai sperimentata prima d’allora sulla tastiera (arpeggi, accordi spezzati, salti d’ottava, note ribattute, ecc.).

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