PIETRO GENTILI: ARTE E NATURA Le stagioni a Colle Oppio | Pordenone With Love
dal 19 giugno al 31 luglio 2021

PIETRO GENTILI: ARTE E NATURA Le stagioni a Colle Oppio

A cura di Claudio Cerritelli e Caterina Furlan

La mostra sarà aperta a Pordenone, presso la Fondazione Ado Furlan in  Via Mazzini 51-53 dal 19 giugno-31 luglio 2021

Inaugurazione: sabato 19 giugno, ore 11.00

Orario: martedì-sabato 17.00-19.30
Ingresso libero

 

Con il patrocinio di: Ordine degli Architetti P.P.C. di Pordenone e dell'Università degli Studi di Udine

L’artista
Pietro Gentili (1932-2008) è stato un importante artista del Novecento), che ha dedicato la propria vita alla ricerca del bello e della spiritualità. Sempre estremamente libero, ma al tempo stesso coerente nella scelta delle forme espressive, ha attraversato fasi diverse, utilizzando i materiali più consoni all’estrinsecazione del suo mondo interiore: oro, argento, sabbia, specchio e altro ancora. Originario di San Vito Romano, ha esposto in numerose gallerie e istituzioni museali italiane e straniere. Dopo aver soggiornato e operato a lungo a Milano, a partire dai primi anni Duemila si è trasferito a Roma, trascorrendo l’ultimo periodo di vita nel suo paese natale, sul Colle Oppio, che ha ispirato il ciclo delle stagioni, esposto nella presente rassegna. Qui egli ha progettato e costruito una serie di “dimore celesti”, che scandiscono un percorso di ascesa e sublimazione spirituale.

I curatori
Claudio Cerritelli è titolare di una Cattedra di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove vive e lavora. Critico e storico dell’arte, è autore di monografie sull’opera di artisti contemporanei e curatore di rassegne storiche in spazi pubblici e privati.
Caterina Furlan, specialista di storia dell’arte del Rinascimento, si occupa anche di critica d’arte, di collezionismo e di problematiche artistiche contemporanee.

 

Dopo più di vent’anni ritorna a Pordenone Pietro Gentili, amico di vecchia data della famiglia Furlan, che ha dedicato la vita e la sua diversificata produzione artistica (dipinti, sculture, gioielli) alla riflessione sulla trascendenza e sul mondo simbolico, senza trascurare per questo il confronto con la natura, vissuta e intesa come parte del Tutto. Tramite di questo rapporto, intermittente, ma prolungato nel tempo, è stato Italo Furlan che ha conosciuto Gentili nei primi anni Sessanta del Novecento a Milano. La sua prima mostra alla galleria Stendhal, di cui Italo era titolare, risale al 1969 e fu seguita da numerose altre nel corso del decennio successivo tanto nel capoluogo lombardo quanto a Pordenone, negli spazi espositivi dell’attuale casa Furlan (un tempo galleria Il Camino), dove Gentili è riapparso con una nuova personale nel 1998. Caterina Furlan                                                                                                                 

L’Archivio Gentili si propone di valorizzare e divulgare l’opera di Pietro Gentili (1932-2008), che ha dedicato la propria vita alla ricerca del bello e della spiritualità. Sempre estremamente libero, ma al tempo stesso coerente nella scelta delle forme espressive, ha attraversato fasi diverse, utilizzando i materiali più consoni all’estrinsecazione del suo mondo interiore: oro, argento, sabbia, specchio e altro ancora. Nel corso della sua esistenza Gentili ha prodotto anche numerosi scritti volti a spiegare la sua concezione dell’arte, in perfetta sintonia con la sua condotta di vita.Con quest’ultima mostra, ospitata dalla Fondazione Furlan nella propria sede pordenonese, si è voluto focalizzare l’attenzione sulle stagioni e sul mondo della natura, che ha costituito per lui un’altra importante fonte di ispirazione. Emanuela Gentili

Quando si propone, come nella presente mostra dedicata a Pietro Gentili, una rilettura di opere appartenenti a uno specifico periodo di ricerca, il rischio è quello di isolare la dimensione espressiva di una singola fase rispetto alla complessa identità costruita dall’artista nel corso del tempo. Questo rischio non è estraneo alla lettura dei dipinti considerati in questa occasione, un gruppo di grandi gessetti dedicato alle “stagioni di Colle Oppio” che Pietro Gentili ha dipinto tra gli anni Ottanta e Novanta nutrendosi di pura luce naturale, di vibrazioni solari ed essenze vegetali. Pur muovendo da una esperienza del vissuto queste opere tendono a una visione di elevata trasfigurazione, in sintonia col mondo celestiale; in tal senso esse mostrano caratteri stilistici ben diversi rispetto alle ricerche condotte negli anni Sessanta e Settanta, caratterizzate da una varietà di materiali sperimentati tra pittura, scultura e installazioni ambientali. Claudio Cerritelli

                                                                                                                                                   

Note biografiche

Pietro Gentili nasce a San Vito Romano nel 1932. Dopo essersi trasferito giovanissimo a Roma, dove intraprende i suoi primi studi d’arte, trascorre un anno a Venezia.
Nel 1959 si reca negli Stati Uniti per circa un anno, soggiornando a lungo a New York. Al ritorno si stabilisce a Firenze e incomincia la collaborazione con Fiamma Vigo e la galleria Numero.
Nel 1962 compie un nuovo viaggio negli Stati Uniti. Al rientro a Firenze, entra in contatto con l’architetto Giovanni Michelucci (una sua opera è esposta alla Fondazione Michelucci a Fiesole).
Nel 1965 si sposa con l’artista francese Denise Madin e si trasferisce a Milano. Qui alterna la sua attività pittorica alla collaborazione con la stilista di moda Germana Marucelli, creando gioielli per le sfilate di alta moda.
In questi anni effettua numerosi viaggi all’estero, con permanenze in Svizzera, Francia (Parigi) e Inghilterra.

Il viaggio più significativo e determinante, che amerà ricordare come “viaggio dell’anima”, è quello compiuto nel 1976 in India. Vi si reca via terra, attraverso Caucaso, Persia, Pakistan, utilizzando esclusivamente mezzi locali e trovandosi a volte – solo straniero – in località lontane, mai raggiunte da occidentali. Il contatto con le culture orientali ricoprirà un ruolo determinante nello sviluppo della sua opera e del suo pensiero.

Nel 1978 ristruttura con le proprie mani un vecchio fienile di San Vito Romano, trasformandolo non solo in una sorta casa-atelier immersa nel verde, ma anche in un luogo di perfezionamento interiore. Nel boschetto circostante realizza quattro “oasi di pace”, spazi meditativi decorati con opere pittoriche e scultoree sia all’interno sia all’esterno.

Negli anni successivi compie altri viaggi, in Europa e in Asia Minore.

Del 2002, abbandonata definitivamente Milano, trascorre il resto della propria esistenza tra Roma e San Vito Romano; dove lascia la sua vita terrena nel 2008.

Informazioni

FONDAZIONE ADO FURLAN Pordenone

Via Mazzini 49

33170 Pordenone

0434 208745
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