Chiesa della Santissima Trinità
Situata lungo il fiume Noncello, di forma ottagonale contiene affreschi cinquecenteschi di Giovanni Maria Calderari, allievo del Pordenone.
La Ss. Trinità è una delle chiese più belle di Pordenone appartenente all'età moderna, un piccolo scrigno nel quale si uniscono la fede delle antiche genti della città, una raffinata architettura e un sontuoso ciclo pittorico ad affresco, un tempo ulteriormente impreziosito dalla pala della Santissima Trinità, posta sull'altare maggiore. La sua nascita è legata alla Confraternita della Santissima Trinità, detta "la rossa" per il colore delle sue vesti di coro, confraternita legata ai Trinitari e dedita soprattutto alla redenzione e al riscatto dei prigionieri in mano ai turchi, oltre che alle opere assistenziali. Attività ampiamente richiamate nel ciclo degli affreschi (vendita di Giuseppe da parte dei fratelli, Mosè dinanzi al Faraone, seppellimento di un defunto). Essa riuniva soprattutto esponenti del ceto professionale, come uomini di legge, notai, medici, e proprio uno di questi professionisti affratellati, Ippolito Marone, sacerdote, notaio e architetto appartenente a una ragguardevole famiglia cittadina, volle progettare la chiesa confraternale. Essa sorse nel secondo quarto del XVI secolo sulle rive del Noncello, in prossimità del porto fluviale, probabilmente sfruttando una preesistente cappellina. Ebbe pianta ottagonale, con tre absidi ed elegante campanile legato al lato di facciata, anch'esso a pianta ottagona. La macchina architettonica è in cotto.
I confratelli vollero che la loro chiesa fosse validamente affrescata e commissionarono il lavoro per l'abside (1555) a Giovanni Maria Zaffoni detto il Calderari (morto nel 1563), appartenente alla scuola del Pordenone, che s'applicò con risultati apprezzabili al ciclo di scene del Vecchio Testamento (dalla creazione dell'universo alla vendita di Giuseppe). Nelle cappelle laterali spiccano affreschi dell'Ascensione (abside sinistra) e della Trasfigurazione, d'impianto raffaellesco (abside destra), che vengono attribuite (con certezza, però, soltanto la seconda) a Pomponio Amalteo (1505-1588), genero del Pordenone e suo principale prosecutore.
L'opera di decorazione proseguì nel XVII secolo, con l'erezione di sovrastrutture barocche agli altari e la commissione a Gaspare Narvesa (1558-1639) della pala raffigurante la Santissima Trinità (1611), destinata all'altar maggiore. Ne risultò un piccolo capolavoro di raffinato schema teologico applicato con rara efficacia a una macchina pittorica. Ragioni di sicurezza e di conservazione hanno costretto a traslare la pala presso il Civico museo d'arte di Palazzo Ricchieri.
La piccola chiesa, a causa della sua dislocazione, è, infatti, soggetta alle rabbiose piene del vicino Noncello che più volte nella sua secolare storia l'ha attaccata, lasciandone impietose piaghe. Negli anni cinquanta essa è stata oggetto di un radicale restauro, in vista della sua dedicazione quale sacrario ai caduti di guerra.
(fonte: Giordano Brunettin - Una voce venetia)
Chiesa della Santissima Trinità
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